sabato 24 gennaio 2009

L'hanno chiamato "accordo-quadro per la riforma del modello contrattuale, valido sia per il settore privato che per quello pubblico"

L'hanno chiamato "accordo-quadro per la riforma del modello contrattuale, valido sia per il settore privato che per quello pubblico". In realtà è il pezzo di carta che distruggerà il contratto nazionale. Cisl e Uil, e Ugl, come da copione, hanno firmato, mentre la Cgil ha opposto un secco "no". «Il livello nazionale di contrattazione non recupererà mai l'inflazione reale» e, con il testo finora elaborato, «non si allarga davvero il secondo livello», mentre la derogabilità «diventa un principio generale, la bilateralità si allarga a compiti impropri e crea una casta», ha tuonato Guglielmo Epifani uscendo da palazzo Chigi. Il segretario generale della Cgil non ha sbattutto la porta perché è un signore, ma le parole che ha usato sono state abbastanza eloquenti. Cisl e Uil, in pratica, hanno sottoscritto un provvedimento che non solo sarà difficile da gestire nei luoghi di lavoro ma che non porterà un euro nelle tasche dei lavoratori. «Il Governo - ha aggiunto Epifani - ha forzato per ottenere l'accordo». Un modo come un altro per sottolineare il carattere tutto politico dell'intesa. Il testo prevede la durata triennale tanto per la parte economica quanto per quella normativa, assetto su due livelli e calcolo dell'incremento salariale in base ad un indice di inflazione previsionale, «in sostituzione del tasso di inflazione programmata». Il provvedimento, avrà «carattere sperimentale e per la durata di quattro anni», in sostituzione di quello vigente che risale al '93, ed ha l'obiettivo «della crescita fondata sull'aumento della produttività e l'incremento delle retribuzioni». Per il secondo livello di contrattazione è necessario «che vengano incrementate, rese strutturali, certe e facilmente accessibili tutte le misure volte ad incentivare in termini di riduzione di tasse e contributi, la contrattazione di secondo livello che collega incentivi economici al raggiungimento di obiettivi di produttività». La Cgil è stata accusata di aver opposto una posizione «ideologica», ma quello che dice il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha davvero dell'incredibile e suona un po' come la "legge delle XII tavole". «Per la prima volta, nei fatti, si abbandona l'approccio conflittuale - afferma - che ha caratterizzato largamente il nostro modello di relazioni e si afferma un modello di tipo cooperativo. È una novità storica che interviene nel vivo di una grande crisi globale il cui superamento sarà agevolato dalla propensione che le parti manifestano nel condividere gli sforzi per crescere». Il mondo sindacale è in subbuglio. «L'accordo della complicità nella distruzione del contratto nazionale», sottolinea il segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi. «Lo contrasteremo ovunque, a partire dallo sciopero generale di metalmeccanici e pubblico impiego del 13 dicembre, in ogni vertenza contrattuale e in ogni luogo di lavoro».Per Nicola Nicolosi, leader dell'area "Lavoro Società" in Cgil, «l'accordo separato sulle regole implica una risposta immediata di lotta». «Questo atto apre il conflitto sociale nel paese - aggiunge Nicolosi - e quando le regole vengono scritte contro l'organizzazione sindacale più grande del paese a quel punto tutte le regole sono mese in discussione». Nicolosi imputa la responsabilità di questa conflittualità sociale «oltre che al Governo e a Confidntria, anche a Cisl e Uil».Nel tavolo sulla crisi, collegato a quello sulla riforma dei modelli contrattuali, l'esecutivo si è presentato a mani vuote affidando tutto il peso alle Regioni e fidando su contratti di solidarietà e settimana corta. L'unica novità, peraltro tardiva, è che il prossimo mercoledì ci sarà il confronto sul settore automobilistico. Le proposte partorite dall'esecutivo si articolano in sette diversi punti: il primo riguarda la «devoluzione alle Regioni e alle parti sociali del territorio della funzione di valutazione e negoziazione, in un quadro che rifiuta pericolosi automatismi, delle richieste di protezione per lavoratori ritenuti in esubero congiunturale o strutturale». Il secondo capitolo individua invece una serie di possibili strumenti da utilizzare: «contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione e/o ad orario ridotto, settimana corta». Al terzo punto, il governo mette la necessità di coniugare integrazione del reddito, servizi di accompagnamento al lavoro e attività di apprendimento, mentre al quarto, spunta l'estensione potenziale, senza automatismi, a tutti i lavoratori subordinati delle forme di integrazione del reddito. Tutela attiva dei collaboratori a monocommittenza e degli inoccupati con servizi all'impiego e formazione; trattamenti economici progressivamente calanti in modo da stimolare comportamenti attivi e responsabili ed effettività delle sanzioni applicate a coloro che rifiutano un offerta «congrua» di lavoro o di formazione sono gli ultimi tre capitoli.Critiche aspre all'accordo separato sono venute dal Prc.«Si è compiuto il disegno del centrodestra e di Confindustria di spaccare l'unità sindacale», ha detto il segretario del Prc Paolo Ferrero. «E' la logica che già nel 2002 praticò Berlusconi», ha osservato il leader di Rifondazione comunista. «E' gravissimo che Cisl e Uil si siano prestate a questo gioco la cui risultante sarà l'ulteriore riduzione dei salari reali, cioè l'esatto contrario di quello che andrebbe fatto per contrastare la crisi». «Adesso si trata di organizzare l'oposizione a questo sciagurato accordo. E noi diamo sin da ora il massimo di appoggio e di disponbilità alla Cgil e al sindacalismo di base per organizzare l'opposizione e farlo saltare nei fatti, come si fece nel 2002», continua Ferrero. «Vogliamo sperare che anche il patito democratico - conclude - si pronunci nettamente contro questo accordo separato».
Fonte: Liberazione

di Fabio Sebastiani

Nessun commento:

Posta un commento