martedì 10 febbraio 2009

Economia: la crisi si aggrava, il governo è incapace, i lavoratori scendono in lotta

di Anna Maria Bruni

Forte mobilitazione in tutta Italia per lo sciopero di venerdì. La protesta in tutti i settori dell'impiego pubblico

ROMA - Lo tsunami della crisi continua a travolgere intere aziende e migliaia di lavoratori senza alcuna limitazione di frontiera. Se qualcosa dobbiamo imputare alla globalizzazione, sono gli effetti della congiuntura. E' di oggi l'annuncio della Nissan del taglio di 20.000 posti di lavoro entro marzo 2010.

La disoccupazione cresce ovunque, in Gran Bretagna è arrivata al 6,1%, ultimo dato di dicembre, in Francia è al 9,2%, in Germania 7,8%, mentre da noi ha raggiunto l'8,2%, dato del Tesoro. Il ricorso complessivo alla cassa integrazione del settore industriale ed edile è aumentato del 110,28%, con una crescita di quella ordinaria del 525% rispetto allo stesso mese del 2007. E' la stessa Ue a lanciare il segnale d'allarme, mettendo in calendario per fine mese un Consiglio straordinario dei 27 per valutare la necessità di adottare misure altrettanto straordinarie.E misure straordinarie, lo abbiamo già visto nei giorni scorsi, sono state prese da Sarkozy in Francia e dalla Merkel in Germania. In Italia invece riguardano la democrazia, o meglio la sua messa in mora, perché colpiscono i poveri, gli immigrati, i clochard, armano i vigili, autorizzano le ronde, e arrivano alla limitazione della libertà della persona. Il disegno di legge in discussione che sostanzialmente autorizza l'accanimento terapeutico né è il segno. Ma di più, attraverso l'attuazione di queste norme, il governo travalica la parità e l'autonomia dei poteri sancita dal dettato costituzionale, attribuendosi una superiorità sugli altri.Un autoritarismo che è la misura perfetta per affrontare la crisi senza alcuna volontà di sostegno e tutele per tutti i lavoratori, ma al contrario, attraverso l'accordo separato, la limitazione del diritto di sciopero, sconti su eventuali consumi invece che congrui stanziamenti, nessun piano di programmazione economica, con l'intento di travolgere lo stato sociale, il sistema contrattuale, la rappresentanza sindacale e uscirne con uno stato neocorporativo e disuguale.Sono gli stessi segretari generali di Fiom e Fp Rinaldini e Podda a ribadirlo con un comunicato congiunto: “Dalla messa in discussione del diritto di sciopero, all'attacco ai diritti civili, dalla deriva razzista sul fronte dell'immigrazione, alla scelta antidemocratica nelle relazioni sindacali, questo Governo mette in discussione alcuni dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Il conflitto istituzionale ingaggiato con il Presidente Napolitano, al quale rivolgiamo la nostra solidarietà ed il nostro appoggio, nella vicenda di Eluana Englaro, ne è l'ennesima, spiacevole prova”.Lo sanno bene anche tutti i settori tutelati dalla Funzione pubblica, che hanno già visto il rinnovo di un contratto che la Cgil non ha firmato, che hanno già visto a quali restrizioni è soggetto il lavoro in materia di orari e malattia, un contratto firmato senza alcuna garanzia di aumenti né restituzioni di indennità, in settori sempre più retti dal lavoro precario e dove il taglio dei fondi è generalizzato.Ma i lavoratori non ci stanno, e scenderanno tutti in piazza il prossimo 13 febbraio: dai ministeriali al parastato (Inps, Inail ecc), dalla sanità pubblica (aziende ospedaliere e Asl) a quella privata, dagli Enti locali (comuni, province, regioni, comunità montane ecc) alle aziende come i Vigili del fuoco, i monopoli di Stato, la Cassa depositi e prestiti, dal settore socio sanitario assistenziale come cooperative sociali, associazionismo, all'Igiene ambientale pubblica e privata. “La Fp-cgil e la Fiom-Cgil si faranno carico di questa battaglia - conclude il comunicato - della difesa dei principi democratici e della costituzione, dei diritti dei cittadini, dei lavoratori. Lo faranno a cominciare dalla sciopero e dalla grande manifestazione nazionale del 13 Febbraio, in Piazza San Giovanni a Roma. Invitiamo tutti i cittadini ed i lavoratori a partecipare alla nostra lotta”.
Fonte: dazebao.org

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