giovedì 19 febbraio 2009

Tfr, teatrino governo-Confindustria. Ma di misure anticrisi neanche l'ombra

di Anna Maria Bruni

La presidente di Confindustria respinge le accuse di pessimismo del ministro Scajola, mentre Cisl e Ugl intervengono per accogliere la proposta lanciata ieri da Marcegaglia di trattenere il Tfr nelle aziende. Cremaschi: “la Confindustria ignora i lavoratori”
ROMA - Continua il botta e risposta tra il ministro Scajola e la presidente di Confindustria Marcegaglia. Alle accuse di pessimismo lanciate ieri dal ministro dopo la diffusione dei dati del Pil per l'anno in corso, che il Centro studi di Confindustria indica in una contrazione del 2,5 per cento, Emma Marcegaglia non ci sta.

"I corvi diffondono pessimismo" aveva detto Scajola, dicendosi perplesso per “gli scenari che la Confindustria diffonde sempre più negativi di quelli dell'Ocse e del Fmi”. “Non mi pare di non essere un corvo - risponde oggi la leader di Confindustria - io sono tra le poche voci che dice, auspica e spera che alla fine del 2009 usciremo da questa situazione”.Mentre il ministro si attesta sui dati internazionali: "secondo le recenti stime del Fondo monetario, la ripresa per l'Italia arriverà nel 2010”. Dunque previsioni meno ottimistiche della numero uno di viale dell'Astronomia, salvo poi correggere il tiro. “Nessuno può dire oggi se queste previsioni saranno confermate”, dice, ma non è il caso di “cedere alla rassegnazione”, anche perché lo stesso Fondo ha sottolineato che "nel nostro Paese la crisi si è manifestata con caratteri meno accentuati rispetto ad altri Paesi industrializzati" e, a sentire il ministro, “il governo sta facendo il possibile, nel rispetto dei vincoli di bilancio, per salvaguardare la struttura produttiva del Paese", mentre la Marcegaglia sostiene che il “governo può fare di più, come stanno facendo gli altri paesi europei”. Il passaggio di palla, per quanto inelegante da parte del ministro, appare come un diversivo per evitare la questione sostanziale, ovvero fondi ben più consistenti delle misure messe in campo finora per affrontare la crisi. Questione che la Marcegaglia si limita a sollevare in coda ad una risposta difensiva (“non mi pare di essere un corvo”), dopo aver già rilanciato la proposta di lasciare il Tfr alle imprese. Cioè di finanziarle con i soldi dei lavoratori. “Si potrebbe arrivare alla decisione che per un anno i flussi di Tfr non vadano all'Inps, ma vengano tenuti all'interno delle imprese”, aveva detto ieri la numero uno di Confindustria. E mentre Scajola rispondeva sul “pessimismo delle previsioni” e non nel merito dei fondi, ci pensa oggi il sindacato ad intervenire. Il segretario generale Cisl Bonanni, accogliendo positivamente l'idea, si è immediatamente lanciato in una nuova proposta di accordo: “Non ho nulla contro l'utilizzo dei soldi che per non scelta vanno all'Inps”, spiega il segretario. “Su questa cosa comunque bisogna fare un accordo. Propongo a Marcegaglia uno scambio, noi non siamo contrari a sostenere le imprese con questo utilizzo del Tfr destinato all'Inps ma la Confindustria si unisce a noi per chiedere una tassazione minore dei fondi così come aveva promesso Prodi”. Anche la segretaria generale dell'Ugl Renata Polverina si è detta favorevole: “Tenuto conto della grave crisi in atto, è condivisibile l'idea di una sospensione del flusso di Tfr inoptato all'Inps per tenerlo nelle aziende, anche se, ha sottolineato “non risolverebbe il problema per le aziende con meno di 50 dipendenti”. “Detto questo, più in generale, - ha ricordato alla fine - occorre che il governo intervenga per fare in modo che le banche eroghino il credito alle imprese in difficoltà”.La Cgil, per bocca di Morena Piccinini, si dice possibilista: “se la Marcegaglia si riferisce a quella parte di Tfr non utilizzato dai lavoratori per la previdenza complementare è legittimo che le imprese chiedano di destinare quelle risorse al sostegno del sistema produttivo”, però, continua “è controproducente ipotizzare il ritorno del Tfr in azienda, perché questo determinerebbe ulteriori complicazioni tra azienda, Inps e lavoratori”. Ma “sarebbe opportuno - conclude - che il sistema delle imprese fosse disponibile ad ampliare la possibilità di anticipazione del Tfr ai lavoratori, proprio per far fronte a questa situazione di crisi”. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom e leader della Rete28aprile, sottolinea che “sarebbe giusto che la quota di Tfr accantonata per quest'anno - dice - venga messa a disposizione volontaria per le lavoratrici e i lavoratori”, “una 14esima straordinaria, per far fronte alle emergenze”, ma che i lavoratori si pagherebbero con i loro fondi, spostandoli dal sostegno alla pensione al sostegno della crisi. Una provocazione, insomma, perché è evidente, conclude Cremaschi che “Ancora una volta gli industriali pensano che il Tfr sia a disposizione delle aziende, e dimenticano che è salario accantonato dai lavoratori. Si dimostra così che, nonostante la crisi, la Confindustria ignora i lavoratori e la loro condizione salariale.” Corvi sì, ma sulla pelle dei lavoratori.
Fonte: dazebao.org

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