giovedì 19 febbraio 2009

Grave provocazione fascista a Fuorigrotta. I G*C rispondono... ma con Pasolini 30 anni dopo

Il Fatto
Nella giornata di ieri (mercoledì 11/2 n.d.r.), si è registrata una gravissima provocazione fascista nel quartiere di Fuorigrotta. A Piazzale Tecchio, all'altezza dell'uscita della stazione della Linea 6 del metrò, all'ingresso della Facoltà di Ingegneria dell'ateneo "Federico II", sono stati rinvenuti alcuni manifesti della formazione neofascista "La Destra", uno striscione ed alcune scritte murali (realizzate con vernice spray) contenenti simboli neofascisti.
Alcuni aderenti al Comitato in Difesa dell'Università Pubblica di Ingegneria, preso atto della situazione, hanno rimosso manifesti e striscione e procederanno, domani, alla cancellazione delle scritte.
L'accadimento non è da sottovalutare. Il partito di Storace, privo di ogni radicamento nella zona flegrea sta provando a infiltrarsi in una delle aree simbolo della Napoli operaia e Antifascista ed in uno dei luoghi che conservano memoria di lotte studentesche passate e presenti, sfruttando l'ondata di revisionismo storico in atto.
Una provocazione in piena regola, quella di disegnare croci celtiche a pochi metri dalla lapide del martire Antifascista Enzo De Waure, studente di Ingegneria, assassinato dai fascisti quarant'anni fa.

Pubblichiamo il testo attualissimo di Pier Paolo Pasolini che i giovani*comunisti distribuiranno nella zona e invitiamo tutti i sinceri antifascisti napoletani ad unirsi a loro...

Il Fascismo, ora.
Pier Paolo Pasolini, 1962
“L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo,
moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa
marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella
forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che
apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. Non occorre essere forti per
affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: occorre essere fortissimi per
affrontare il fascismo come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente
eletta, del fondo brutalmente egoista di una società.
Non esiste solo il potere che si esercita nelle decisioni, ma anche un potere meno visibile che
consiste nel fatto che certe decisioni non sono neanche proposte, perché difficili da gestire o
perché metterebbero in questione interessi molto stabili. La grande differenza tra i valori
proclamati e i valori reali della società, l’omologazione, fanno pensare veramente a una società
totalitaria. Quello che importerà nel futuro sarà il comportamento della più grande forza mai
conosciuta: la massa omologata dei consumatori, la stragrande maggioranza degli esseri umani,
non più l’ingegno delle élites culturali o l’attività dei politici. L’identikit di questo volto ancora
bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti “moderati”, dovuti alla
tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci
e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai
dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all’edonismo, esso
nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non
ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto
a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà - se proprio vogliamo conservare la
vecchia terminologia - una forma “totale” di fascismo. Ma questo Potere ha anche “omologato”
culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso
l’imposizione dell’edonismo e della joie de vivre.
Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la
produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la
possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare”.

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