mercoledì 25 febbraio 2009

L'insostenibile leggerezza dell'essere... PD (qualche riflessione di fondo sul nostro bipolarismo)

di Chiara Pollio

La clamorosa debacle del Pd alle regionali sarde, con conseguente maremoto interno e dimissioni del Segretario Walter Veltroni, fornisce un'occasione per le più disparate critiche sulla realtà politica istituzionale italiana. Una di queste, a prima vista marginale, ma che forse vale la pena di annotare, si attesta a livello della forma che ha preso il bipolarismo in Italia. Si può dimostrare, in poche ma semplici mosse, che il nostro non costituisce solo un'anomalia rispetto agli altri già di per sé discutibilissimi sistemi bipolari, ma che (cosa più grave) esso è una costruzione artificiosa sulla nostra realtà sociale.
E' pacifico che la tendenza seguita dai maggiori partiti nei sistemi bipolari di tutto il mondo è quella alla convergenza sulle piattaforme politiche, e ad un robusto appiattimento ideologico. Ciò causato da una lettura della società come realtà non conflittuale, sia nella materialità delle condizioni economiche (livellamento dei redditi), sia nella convergenza della coscienza politica, sociale e culturale, verso un unico modello e pensiero, di stampo liberale e individualistico. L'equazione è semplice: se la società, e quindi l'elettore, tende al centro, le strategie dei partiti per acquisire consenso si fanno via via più moderate e simili.
Questa, però, non è la situazione che si è venuta a determinare nel nostro paese dallo scorso aprile ad oggi. Era, certo, la strada che si era illuso di poter percorrere il Pd, se non fosse stato che quella che si è aperta non è stata una nuova era di dialogo e conciliazione per la politica italiana, perché nel mezzo si è frapposta la definitiva crisi del capitalismo neoliberista, che ha svelato la realtà di un contesto sociale per niente pacificato, tanto nel conflitto capitale-lavoro come nelle relazioni multiculturali. E allora, mentre la destra ha saputo rispondere prontamente con l'instaurazione di un regime di razzismo securitario e autoritarismo clerico-fascista, il Pd è rimasto indietro, schiacciato sul suo atteggiamento conciliativo e dialogante (salvo scadere in un vero e proprio “collaborazionismo” su temi cruciali come il federalismo), senza comprendere che le istanze sociali erano e sono in questa fase tutt'altre. Quello che ci ritroviamo, a poco meno di un anno da quelle elezioni che, con l'esclusione delle forze della sinistra radicale, avevano scoperto nella semplificazione del quadro politico la Panacea ad ogni male e la risposta a tutte le domande degli italiani, è una destra aggressiva e baldanzosa che risponde alla crisi assestando colpi tremendi a lavoratori e migranti, e un PD spappolato, che ha il suo punto debole non nell'incapacità (come ha dichiarato Walter Veltroni all'indomani dello smacco sardo) di comunicare con il suo popolo, quanto nella totale carenza di proposta politica, coincidente con un'errata lettura delle istanze sociali di questa fase.
E' chiaro come il sole che l'Italia colpita dalla crisi, quella dei lavoratori, degli studenti, dei migranti, ha diritto e bisogno di una battaglia di resistenza e di un'opposizione radicale, che nessuna forza presente in Parlamento può garantire (per carenza di volontà come di capacità). A questa situazione, in un contesto sociale per nulla pacificato, l'assetto bipolare e conciliativo sta decisamente stretto. Non è che una forzatura, che non vive se non a costo di distorsioni fatte appositamente per comprimere gli spazi di democrazia, come risulta essere chiaramente lo sbarramento per le elezioni europee al 4%. Questa è una manovra per escludere forzatamente il conflitto dalla scena politica, e dipingere una società che non esiste. E noi non possiamo permettere che questo avvenga.

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