giovedì 19 febbraio 2009

Intervento al Comitato politico federale di Napoli del 17 febbraio. (1)

di Eugenio Giordano*
Siamo di fronte ad un regime reazionario in costruzione e non tutti, credo, ne hanno l’esatta percezione.
Siamo di fronte al tentativo, da parte delle destre, di portare la spallata antidemocratica finale. Il disegno di Berlusconi è quello di portare al potere non una classe – la borghesia – ma la sua ala più liberista, mercantile, razzista, reazionaria, antioperaia e anticomunista. Questo scenario si somma ad una inquietante “crisi del capitale”, che “promette” un milione di nuovi disoccupati. Tutto ciò s’inserisce nella crisi profonda della sinistra, delle forze Comuniste, del movimento sindacale. Una crisi che trova le sue basi materiali – o il suo triste epilogo- anche nel fallimento del governo Prodi e nella subordinazione di quelle forze al governo di centrodestra. Un fallimento, quello dell’esperienza Prodi, che i “vendoliani” scissionisti rimuovono, riproponendo di fatto, come se nulla fosse accaduto, sia il superamento del Partito Comunista, che un nuovo centro sinistra con il PD quale colonna portante.
Il PD è ormai collocato stabilmente nell’area liberista e ha problemi seri a schierarsi anche con la CGIL, n’è la testimonianza evidente lo sciopero de 13 febbraio: quella mobilitazione ha costituito un momento fondamentale della lotta dei lavoratori italiani contro le politiche del governo Berlusconi.
Le richieste avanzate con questo sciopero generale costituiscono un riferimento importante per la costruzione di una piattaforma contro la crisi: dal blocco dei licenziamenti, all’estensione degli ammortizzatori sociali, dalla lotta alla precarietà alla difesa del sistema del welfare, dall’intervento a sostegno del reddito, all’inasprimento fiscale per rendite ed alti redditi, dalla valorizzazione delle produzioni ecompatibili, allo sviluppo delle aree più deboli del Paese.
A questo punto è la sinistra politica che deve fare la propria parte. Lavorare per l’unificazione della lotta, per la sua qualificazione, sostenendo sindacati e forze sociali in lotta. Questo è il primo compito di una sinistra vera. In questa direzione bisogna lavorare anche qui a Napoli e in Campania. Ripartire da una discussione politica vera, impegnarsi per mettere in campo strumenti e potenzialità, per un reale cambio di direzione. Vi dico molto sinceramente che la mia preoccupazione è quella di cadere dalla padella alla brace. Ho sempre sostenuto che le responsabilità non sono mai individuali, ma mi rendo conto che è forte l’orientamento di chi vuole continuare sulla vecchia strada. Ho ascoltato con molta attenzione alcuni interventi, soprattutto quelli dei Compagni più autorevoli di questa Federazione, ma mi sembra di assistere solo ad una contrapposizione di schieramenti. Il barile è vuoto anche qui a Napoli, ma si continua a raschiare il fondo. Il nostro Partito ha operato, a Chianciano, una svolta, una svolta che può e deve camminare sulle nostre gambe. Ci sono precise responsabilità di chi ha messo in seria difficoltà quel nuovo, e per nulla scontato, progetto. Quella maggioranza deve vivere non per escludere, ma per dare inizio ad una vera discontinuità. Bisogna partire da quella condizione ed avere la volontà, innanzi tutto, e la capacità di costruire l’unità interna. Tutto questo deve significare mettere in campo una piattaforma politica che sa rispondere alle domande essenziali che i Compagni e i tanti che guardano a noi aspettano. Quale progetto politico per Napoli e la Campania, dopo l’esperienza delle giunte di centro-sinistra? Si vuole o meno l’alternatività al PD? Quindi, quale rapporto con questa forza politica e con le altre del centro-sinistra? Quale Partito mettiamo in campo e cosa proponiamo ai cittadini per le prossime provinciali? E, soprattutto, abbiamo definitivamente abbandonato lo scellerato progetto “vendoliano” sulle primarie? Siamo d'accordo a seguire le indicazioni del Partito nazionale, anche qui a Napoli, con la presentazione di una lista con il nostro simbolo e la nostra disponibilità ad aprirci a quelle forze anticapitaliste, Comuniste, sindacali, di movimento, che realmente vogliono una svolta? Cosa diciamo, finalmente, sulla questione morale? Cosa diciamo sulla necessità di riscrivere regole interne di democrazia ed etica morale, ad iniziare dal fatto che il futuro Segretario, ad esempio, non può e non deve essere “stipendiato” dalle istituzioni? Quale decisione sui consigli di amministrazione, dove ci sono ancora nostri referenti? Ripartiamo con un tesseramento serio e qualificato? Ecco sono queste le domande a cui si deve rispondere, è su questo che si costruiscono le maggioranze politiche, è da qui che bisogna partire se si vuole essere onesti e credibili, dentro e fuori il Partito. Di tutto questo non sento parlare, serpeggiano soltanto, in modo più o meno evidente, strategie, tatticismi, accordi e assistiamo, in modo opportunistico, a chi si candida al ruolo centrista, di democristiana memoria, con forti responsabilità per aver rotto il patto di Chianciano. Oggi si vogliono delle accelerazioni, si vuole un gruppo dirigente a tutti i costi, in un momento in cui non sappiamo ancora chi resta, chi va via o chi resta per assolvere ad un ultimo atto. Tutto questo sarebbe deleterio per un Partito che qui a Napoli ed in Campania ha dato e, purtroppo continua a dare, uno spettacolo negativo. Riflettiamo, quindi, e iniziamo immediatamente una larga discussione, coinvolgendo tutto il corpo del Partito, mettiamo in campo risorse vere, potenzialità serie, progetti credibili, se veramente vogliamo una reale ricostruzione. Un gruppo dirigente non può rappresentare solo una parte, specie in un momento così grave per il Partito e per il paese. Se così non fosse, avrei grossi dubbi sul futuro del Partito, quel Partito che tanti hanno sperato potesse veramente svoltare a sinistra e che invece sostituirebbe semplicemente un gruppo con un altro e quindi si cadrebbe veramente dalla padella alla brace.
*Membro del Comitato politico federale di Napoli
Membro dell'Esecutivo nazionale di sinistracomunista*

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