1. Si programma la riduzione dei salari, perché:
- i salari nel contratto nazionale si dovranno contrattare ogni 3 anni invece che ogni 2, senza nessuna garanzia che le imprese debbano rispettare le scadenze o dare gli arretrati;
- sarà obbligatorio chiedere aumenti sulla base dell’indice deciso da un ente terzo, senza aggiungere un centesimo;
- da questo indice dovrà essere tolto l’aumento del costo dell’energia, per cui comunque le richieste dovranno essere sotto l’inflazione reale (come se i lavoratori non pagassero gli aumenti del gas, dell’elettricità, della benzina, ecc.!);
- gli aumenti verranno calcolati su una retribuzione inferiore a quella reale e anche a quella attualmente concordata nei contratti.
2. Il contratto nazionale non è più certo ed esigibile. Per la prima volta si stabilisce la possibilità di fare accordi (magari separati!) che abbassano i salari, cambiano gli orari, riducono i diritti definiti dal contratto nazionale, con la motivazione di favorire la competitività delle imprese o per l’occupazione. Ovunque ci sia crisi, le aziende potranno pretendere di non applicare più il contratto nazionale.
3. Il salario aziendale sarà ancora più flessibile, incerto e legato all’aumento della fatica sul lavoro. Questo infatti è ciò che intendono le imprese e il Governo con l’ampliamento della quota di salario legata alla produttività. Il salario aziendale fisso, previsto dal contratto, sarà sempre più sostituito da quello flessibile, senza la garanzia e la certezza della contrattazione in azienda.
4. Si estende la bilateralità, si centralizza e si indebolisce la contrattazione. Si stabilisce un sistema burocratico di controllo dall’alto che, con l’ausilio degli Enti bilaterali e dell’arbitrato, renderà ancora più difficile sia la contrattazione sia l’esercizio di tutti i diritti collettivi e individuali. Per la prima volta si definiscono limitazioni del diritto costituzionale allo sciopero.
Venerdì 13 febbraio 2009
Sciopero delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici
con manifestazione a Roma
per difendere il salario, il contratto nazionale,
la democrazia nei luoghi di lavoro
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