mercoledì 4 febbraio 2009

No all’accordo separato che taglia i salari e cancella il contratto nazionale


Il 22 gennaio il Governo, la Confindustria, Cisl, Uil e Ugl hanno sottoscritto un accordo sulla riforma del sistema contrattuale che la Cgil non ha firmato e che la Fiom giudica profondamente negativo, perché:

1. Si programma la riduzione dei salari, perché:
- i salari nel contratto nazionale si dovranno contrattare ogni 3 anni invece che ogni 2, senza nessuna garanzia che le imprese debbano rispettare le scadenze o dare gli arretrati;
- sarà obbligatorio chiedere aumenti sulla base dell’indice deciso da un ente terzo, senza aggiungere un centesimo;
- da questo indice dovrà essere tolto l’aumento del costo dell’energia, per cui comunque le richieste dovranno essere sotto l’inflazione reale (come se i lavoratori non pagassero gli aumenti del gas, dell’elettricità, della benzina, ecc.!);
- gli aumenti verranno calcolati su una retribuzione inferiore a quella reale e anche a quella attualmente concordata nei contratti.
Se nell’ultimo rinnovo del contratto nazionale si fossero applicate queste nuove norme, invece che 127 euro in due anni e mezzo, i metalmeccanici avrebbero ricevuto 70-80 euro in tre anni.

2. Il contratto nazionale non è più certo ed esigibile. Per la prima volta si stabilisce la possibilità di fare accordi (magari separati!) che abbassano i salari, cambiano gli orari, riducono i diritti definiti dal contratto nazionale, con la motivazione di favorire la competitività delle imprese o per l’occupazione. Ovunque ci sia crisi, le aziende potranno pretendere di non applicare più il contratto nazionale.

3. Il salario aziendale sarà ancora più flessibile, incerto e legato all’aumento della fatica sul lavoro. Questo infatti è ciò che intendono le imprese e il Governo con l’ampliamento della quota di salario legata alla produttività. Il salario aziendale fisso, previsto dal contratto, sarà sempre più sostituito da quello flessibile, senza la garanzia e la certezza della contrattazione in azienda.

4. Si estende la bilateralità, si centralizza e si indebolisce la contrattazione. Si stabilisce un sistema burocratico di controllo dall’alto che, con l’ausilio degli Enti bilaterali e dell’arbitrato, renderà ancora più difficile sia la contrattazione sia l’esercizio di tutti i diritti collettivi e individuali. Per la prima volta si definiscono limitazioni del diritto costituzionale allo sciopero.
L’accordo separato è dunque profondamente negativo e totalmente peggiorativo della situazione esistente. Ancora più grave è, però, che le regole sulla contrattazione siano decise solo da una parte dei sindacati e senza consultare i diretti interessati. Solo un referendum tra tutte le lavoratrici e i lavoratori può decidere se quell’intesa va bene oppure se, come pensano la Fiom e la Cgil, è dannosa per l’interesse dei lavoratori. Imporre l’accordo senza democrazia è un attacco ai diritti e alle libertà delle lavoratrici e dei lavoratori che va respinto.


Venerdì 13 febbraio 2009
Sciopero delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici
con manifestazione a Roma
per difendere il salario, il contratto nazionale,
la democrazia nei luoghi di lavoro

Da Volantino della FIOM nazionale.

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